Guerra e schiavi in Grecia e a Roma by Luciano Canfora

Guerra e schiavi in Grecia e a Roma by Luciano Canfora

autore:Luciano Canfora [Canfora, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838945441
editore: 2023 © Sellerio editore
pubblicato: 2023-11-11T23:00:00+00:00


Capitolo 8

Il gigantismo dell’economia

schiavistica romana

Il gigantismo è la dimensione del dinamismo egemonico romano, e dei suoi effetti. La lotta con Cartagine per l’egemonia nel Mediterraneo occidentale (264-202 a.C.) procurò, alla Repubblica, Sicilia (prima “provincia”), Sardegna e la costa mediterranea della Spagna. L’attacco a Oriente, ai maggiori regni ellenistici (Macedonia e Siria) occupò i primi decennî del II secolo a.C.: tappe rilevanti di un processo espansionistico quasi ininterrotto, che parve concludersi con la conquista della preda più ambita, l’Egitto (30 a.C.). Una ‘marcia’ costellata di episodî collaterali come, ad esempio, la sottomissione dell’ex alleato stato epirota (167 a.C.) due anni dopo la sconfitta che aveva reso la Macedonia tributaria di Roma (Pidna: 169 a.C.).

Lo stato epirota fu schiacciato in modo brutale e depredato: oro, argento e almeno 150.000 deportati come schiavi in Italia. La terribile “retata”, con le relative cifre, è ricostruita da Livio (XLV, 34, 1-6: Centum quinquaginta milia capitum humanorum) e da Strabone (VII, 7, 3) – il quale dipende da Polibio – e inoltre da Plutarco nella Vita di Emilio Paolo (cap. 29).

Questo ‘assalto al mondo’ alimentava il rifornimento di «merce vivente» (lebendiges Eigentum, secondo la efficace definizione coniata da Theodor Mommsen, al termine delle pagine sulla rivolta di Spartaco nella Römische Geschichte).

Però la concentrazione in ergastula di grandi masse di schiavi si rivelò rischiosa: alimentava anche la ribellione. E portò infatti alle reiterate «guerre contro gli schiavi», di cui la Sicilia fu teatro nell’ultimo trentennio del II secolo a.C., a ridosso della violenza esercitata contro Cartagine, Numanzia, Corinto.

Questo tipo di guerra contro la manodopera conquistata con la guerra fu fenomeno di tale ampiezza da indurre un ex schiavo di origine ebraica, Agatarco poi denominato Cecilio perché affrancato da un Caecilius, a comporre, in epoca augustea, una Storia delle guerre contro gli schiavi. Le scarse notizie su di lui lo collegano alla città siciliana di Calatte (costa nord dell’isola, non lontano da Messina): e anche questa sua origine aiuta a comprendere perché quest’uomo – il cui principale lavoro era l’insegnamento dell’arte oratoria – si era impegnato in una ricostruzione storica delle guerre contro gli schiavi. Già un altro siciliano, Diodoro di Agirio, vissuto al tempo di Cesare, aveva dedicato una parte rilevante della sua imponente Biblioteca storica (i libri XXXII-XXXIV) alle guerre contro gli schiavi ribelli concentrati nei latifondi siciliani (da padroni che talvolta risiedevano lontano). Contro gli eserciti degli schiavi – i quali erano riusciti a farsi una qualche forma di organizzazione statale – la Repubblica romana inviò legioni su legioni e per questo e tutti gli altri libri gratis venga alla fonte cercando evrecadl su googIe, la aspettiamocomandanti non di rado destinati alla sconfitta. Un componente della famiglia degli Annei, Anneo Floro – il quale ebbe anche una certa familiarità con l’imperatore Adriano (117-138 d.C.) – dedicò, nella sua Epitome di storia romana, ben due capitoli alle guerre contro gli schiavi (II, 7 e II, 8). Il secondo, monografico, sulla ribellione guidata da Spartaco (73-71 a.C.), si apre con una premessa in cui Floro si interroga



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